Roma: un'altra donna con disabilità vittima di violenza

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di Silvia Lisena 

 

Roma. Paola.

12 anni, ma i lividi e i graffi sono già testimoni di un'esperienza troppo crudele, troppo ingiusta per una vita così giovane.

Accade in un pomeriggio di aprile in un parco, zona nord della Capitale: un paio di ragazze, poco più grandi di Paola – ma sempre minorenni –, la accerchiano e cominciano a sferrarle calci e pugni con una violenza inaudita. Aggravata dall'immediata mancanza di un motivo che poi inizia lentamente a delinearsi seguendo i contorni dei cellulari che pian piano si moltiplicano filmando la scena.

Il pestaggio finisce su Instagram in pasto a pubblici avvoltoi. Nello stesso momento Paola è in macchina con sua madre, diretta verso il pronto soccorso che le darà alla fine 37 giorni di prognosi comprensivi di diverse sedute di fisioterapia per riprendersi. Anche perché la 12enne è una ragazzina con delle disabilità che la rendono maggiormente vulnerabile.

In questa tragedia ci sono molti aspetti da affrontare.

Innanzitutto, la dimostrazione che la violenza non ha sesso e che, in particolare, la violenza sulle donne con disabilità non ha sesso. Ed è comunque meritevole – anzi, doverosa – di analisi e azioni contrastive, malgrado l'aguzzino non sia sempre un uomo né sempre il partner.

La disabilità di Paola è stata la variabile che ha spinto maggiormente al pestaggio? .

L'obiettivo è più facile da raggiungere se ci si scaglia contro un soggetto ritenuto indifeso, che magari neanche saprà raccontare per bene l'episodio, in una concezione distorta e generalizzata delle persone con disabilità.

Il secondo aspetto è la dipendenza dai social da parte degli adolescenti delle attuali generazioni. Affidare i propri valori e la propria dignità a una manciata di like su Instagram rappresenta un problema che rende identificabile una seconda vittima in questa tragedia, ossia lo stesso gruppo di bulle.

In questo contesto, inoltre, la responsabilità non è neanche da attribuirsi esclusivamente alle famiglie bensì all'intero sistema educativo e, in parte, agli stessi individui che comunque iniziano ad avere l'età giusta per capire a livello basilare cosa sia bene e cosa sia male.

Sono necessarie quindi più iniziative di sensibilizzazione per promuovere le norme della comunicazione non ostile e il rispetto della diversità. Ma anche l'utilizzo corretto dei social, che comunque potrebbero rivelarsi un ottimo strumento di divulgazione se solo si facessero circolare gli idonei contenuti.

La titolare del dicastero per le Disabilità, Erika Stefani e la ministra Mara Carfagna, per il Sud e la Coesione Territoriale, hanno subito chiamato la mamma di Paola.

Rimarginare i ricordi è atto più lungo e complesso che rimarginare le ferite, ma un confronto tra la dott.ssa Stefani e gli esponenti delle principali realtà associative che, in Italia, si occupano da sempre di sensibilizzazione sui diritti delle donne con disabilità si configurerebbe senz'altro un buon punto di partenza per arginare questa enorme piaga sociale.

Il Gruppo Donne UILDM coglie l'occasione per mandare un forte abbraccio a Paola e ai suoi genitori, ricordando che non è e non sarà mai sola.

Ritratto di gruppodonneuildm

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